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L’Ara Maxima di ercole, Il Tempio di Ercole Vincitore, Il Tempio di Portunus

Nel Rinascimento la zona del Foro Boario era chiamata il Burdeletto ed era periodicamente esposta alle inondazioni del Tevere, cosa che rendeva la manutenzione delle strade piuttosto problematica.

Per questa ragione nel Settecento si tentò di restituire importanza al sito con lavori di “urbanizzazione”, nuovi assetti stradali, che ebbero il momento di maggior rilievo con l’inaugurazione della Fontana dei Tritoni realizzata nel 1717 su disegno di F.C. Bizzaccheri.

Tuttavia non si ebbe l’incremento socio-economico sperato.

Il cambiamento più radicale avvenne dopo il 1870 e soprattutto nel XX secolo con l’abbattimento del quartiere più antico, l’isolamento e il recupero degli edifici archeologici, la ricostruzione di nuove strade, l’inaugurazione del Ponte Palatino e del più lontano verso sud Ponte Sublicio.

 

La Chiesa di S.Maria in Cosmedin fu eretta là dove sorgeva l’Ara Maxima di Ercole. In età pre-cristiana il culto arcaico per Ercole fu uno dei più radicati presso i Romani di ogni ceto sociale e proprio in questa zona erano diverse le memorie religiose e mitologiche del dio.

Proprio qui fissò la sua prima dimora la comunità greco-bizantina di Costantinopoli.

 

Furono proprio loro a fondare la Chiesa, detta nel VI secolo S.Maria in Schola Graeca. Nel 782 papa Adriano I decise l’ampliamento di quest’edificio e i greci attribuirono alla Chiesa il titolo di Kosmidion per ricordare l’omonimo edificio che avevano abbandonato nella nativa Bisanzio.

La vita della comunità greca continuò così fino al Rinascimento, passando ai benedettini i quali ne furono poi estromessi da papa Leone X Medici nel ‘500.

Nel 1715 fu abbassato il livello della piazza antistante in modo che fosse pari a quello dell’interno della Chiesa e nel 1718 l’architetto Giuseppe Sardi fu incaricato della ristrutturazione realizzando una elegante facciata barocca ora scomparsa: tra il 1894 e il 1899 la nuova estetica tardo-ottocentesca, chiusa ai valori formali dell’età barocca, ordinava a G.B.Giovenale l’asportazione della facciata del Sardi e delle altre sovrastrutture!

 

Proprio dietro la fontana si trova il Tempio di Ercole Vincitore, creduto per lungo tempo Tempio di Vesta; l’errore nasce dal fatto che la struttura circolare del tempio ricorda per analogia quello della suddetta dea nel Foro Romano, il più antico in marmo conservato a Roma.

 

Accanto al tempio rotondo è conservato quello che si ritiene il più integro dei templi antichi insieme al Pantheon: si tratta del Tempio di Portunus (o della Fortuna Virile) protettore del Porto Tiberino e dei naviganti. Durante il Medioevo fu chiuso lo spazio fra le colonne e l’edificio venne trasformato in Chiesa da papa Giovanni VIII che la dedicò a S.Maria Egiziaca.

 

Proprio di fronte al tempio di Portunus, è un edificio di rara composizione architettonica poiché le sue strutture dichiaratamente medievali sono arricchite da numeroso materiale antico riadoperato a scopo ornamentale. L’edificio fu creduto la Casa di Cola di Rienzo o anche noto come la Casa di Pilato poiché, durante le Sacre rappresentazioni della settimana Santa, questa casa fungeva da pretorio di Pilato. La casa appartenne in realtà alla Famiglia dei Crescenzi, e ben lo dimostra l’iscrizione posta sulla cornice romana curvilinea riusata come architrave del portale.

Quanto in essa rimane costituisce un esempio forse unico dell’architettura baronale di quel fosco periodo della Roma Medievale.

 

 

Nel XII secolo la zona era ancora fra le più abitate della città; poi, lentamente, andò degradandosi: si era estinta la ricca famiglia dei Pierleoni che aveva eretto i suoi palazzi tra Bocca della Verità e Monte Savello.

Per quel che riguarda le condizioni igieniche della zona nel XVII sec., è interessante un certificato medico che Armellini ha ritrovato negli archivi segreti della S. Sede, indirizzato con una istanza ad Alessandro VII (1655-1667):

“Noi infrascritti medici attestiamo che l’aria del sito dove sta la Chiesa di S.Maria in Cosmedin è di qualità cattiva per diverse cause e per essere dominata maggiormente dai scirocchi, dopo il taglio delle selve della campagna fatto in tempo di Sisto V onde purgarle dai banditi che l’infestavano. Quindi è pericoloso di dimorare più di una ora e mezza in detta Chiesa”

Per questa ragione si decise di portare più in basso il livello della Piazza.

 

Nel 1914 una commissione presieduta dal Senatore Lanciani e dal prof. G.Giovannoni studiò il problema della riorganizzazione della zona del Foro Boario, fissando i capisaldi  che servivano di base per determinare il definitivo Piano di Zona.

 

Al 1932 risale l’isolamento del Teatro di Marcello e del Campidoglio, comportante la radicale modifica dei rioni prospicienti all’attuale via del Teatro di Marcello. Resta esempio quasi unico d’abitazione medievale, suggestivamente ricavata fra i ruderi del Teatro.

 

Vorrei concludere questa passeggiata con le parole di Ignazio Ciampi del 1887 e quindi quando non erano stati ancora attuati gli sventramenti nella zona in esame; eppure è evidente un certo rammarico per la poca attenzione che alla fine dell’ottocento si pone all’epoca Medievale, nelle sue manifestazioni più varie, sia culturali che ambientali:

“Noi vediamo questo popolo romano avvilito, depresso, che nulla può, ma si ricorda come per sogno di aver molto potuto; che spinge lo sguardo per mezzo le folte tenebre verso quei tempi nei quali distese il braccio potente sopra tutta la terra. Persuaso d’essere tuttora l’antico popolo e di aver l’impero sopra tutto il mondo, fa risuonare pei fori cadenti gli antichi nomi di consoli e di tribuni e questo misto di antico e di nuovo, si rinviene egualmente negli edifizii di quell’epoca, nei quali o i nuovi sorgono sugli antichi, o i frammenti antichi adornano i novelli edifizii”.

 

 

Arch. Sabina Morra

sabina.morra70@gmail.com

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